Dalla programmazione all'azione didattica
La programmazione rappresenta la traduzione dei programmi, o delle Indicazioni nazionali, nella concreta prassi didattica. Essa conosce diversi passaggi, che coinvolgono le scelte dei singoli istituti (il POF, Piano dell’Offerta Formativa), quella dei dipartimenti disciplinari al loro interno e infine quelle dei singoli insegnanti, nell’ambito della libertà di insegnamento. Nei decenni passati sono stati proposti diversi modelli di programmazione, ai quali far riferimento per la definizione della didattica concreta, da quello cognitivistico, a quello per obiettivi, a quello costruttivistico, e così via. In ogni caso, la programmazione del singolo istituto deve tener conto della specificità territoriale e quella del singolo docente della conoscenza di ogni classe e dei singoli studenti. In questo orizzonte dovranno essere definiti, nella programmazione, finalità, obiettivi, contenuti e metodi dell’insegnamento. Il raggiungimento degli obiettivi dovrà essere monitorato mediante adeguati strumenti di verifica e di valutazione.
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La funzione della programmazione
La programmazione come momento strutturale dell’azione didattica è, nella scuola secondaria, una prassi piuttosto recente. L’esigenza della programmazione è ancora più rilevante se si riconosce il ruolo formativo della filosofia e ci si propone il raggiungimento, da parte degli alunni, non solo di conoscenze, ma di competenze e di abilità.
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I modelli e i momenti della programmazione
L’insegnamento non deve basarsi solo sulle caratteristiche della materia, che conservano la loro importanza ma non rappresentano più l’unico criterio della programmazione, ma anche e soprattutto su quelle dei singoli alunni.
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Conoscere la classe e conoscere gli studenti
Ogni programmazione deve essere preceduta da una adeguata conoscenza della situazione iniziale, per verificare la presenza di prerequisiti in mancanza dei quali l’apprendimento della filosofia rischierebbe di risultare meccanico, vanificando una vera formazione filosofica.
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Finalità e obiettivi
Cosa significa programmare in filosofia?
Si tratta di fissare, anno per anno e classe per classe, un progetto-di-lavoro, organico e coerente, articolato, ma selettivo e selezionato in relazione a un obiettivo posto per ragioni diverse, anche contingenti, come fondamentale e unitario.
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L'articolazione didattica
Un buona programmazione si articola all’interno di due polarità, distinte e complementari: da un lato la struttura logica della disciplina, dall’altra le caratteristiche logiche e psicologiche dei processi di apprendimento.
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Dal programma ai percorsi
Uno dei meriti riconosciuti ai “programmi Brocca” è quello di conciliare storia della filosofia e filosofia, in una sintesi in cui il secondo approccio dà un senso nuovo al primo.
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La verifica e la valutazione
La verifica è forse il momento centrale dell’intera programmazione, piuttosto che quello conclusivo, poiché obiettivi e finalità sono formulati correttamente se sono suscettibili di verifica, cioè se possiamo dire in ogni momento di quanto gli alunni si sono avvicinati a quanto programmato.
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